FIERE di essere MANIFESTAZIONI
Una delle domande che ci pongono più spesso, oltre
all’eterna e intramontabile “Ma i bagni dove sono?”, è “Perché non partecipate
alla fiera di Bedrock o alla convention di Yellowstone? (sostituite le due
città con una a caso di vostro gradimento).
La risposta può essere: strutturata, se vi risponde
Alessandra, o un mero sorriso vacuo, se rispondo io; la verità è che una casa
editrice può partecipare solo a un numero limitato di manifestazioni. Questo
per questioni di tempo perché se la redazione della Noise Press partecipa a
Lucca questo vuol dire che per noi durerà sette giorni, senza considerarne
anche il pre e il post. Giorni dove la lavorazione si rallenta o in alcuni casi
si ferma del tutto e in più va considerato che in Italia vengono organizzate centinaia
di manifestazioni fumettistiche e le possiamo dividere in quattro macrogruppi:
# Quelle storiche
# Quelle nuove
# Quelle piccole ma volenterose
# Quelle che sarebbero meglio non esistessero
Esisterebbe anche il gruppo delle fiere non fumettistiche,
per esempio La Fiera del Libro di Torino, ma non avendo mai partecipato a
queste manifestazioni non mi pare il caso di parlarne anche se ci ripromettiamo,
come casa editrice, di esplorare prima o poi anche questo impervio sentiero.
Dicevamo: tolte le prime due categorie di cui fanno parte
Cartoomics, Comicon, Arf!, Treviso Comics, Lucca per citarne alcune in rigoroso
ordine cronologico voglio parlare degli altri due gruppi.
Le piccole ma volenterose sono realtà locali che spesso
sorgono in zone vergini dalle grosse convention o in regioni periferiche: molto
spesso sono gratuite e gravano sulle spalle di un gruppo di volontari. Cercano
di trovare un bilanciamento tra i cosplayer e i fumetti invitando autori sia
affermati che giovani speranzosi. Molto spesso le grandi case editrici non
partecipano a questi eventi perché non sono economicamente interessanti; il
discorso cambia per quanto riguarda le case indie che possono entrare in
mercati locali magari più difficili da esplorare e che possono far passare il
loro messaggio editoriale in maniera più efficace presentandolo direttamente in
loco: so che può sembrare strano a molti ma il rapporto umano ha ancora grande
importanza. Poter chiaccherare e incontrare le persone che comprano i fumetti o
sono interessati a leggerli di nuovi sono cose che ci danno grandi energie e ci
ripagano di parte dello stress, in più si può fare baldoria e chiaccherare con
i nostri autori sparsi per la penisola. Chiaramente rispetto alla frenesia
lucchese anche per molti artisti la piccola manifestazione è un luogo per
rapportarsi con i propri lettori e viversi le giornate in modo più rilassato
(non è una delle piccole, ma Arf! ha una grande nota di merito: lo spazio con i
tavolini e le birre dove gli autori si possono sedere con calma. È un duro
lavoro ma qualcuno lo deve pur fare!).
Come Noise Press possiamo partecipare a due/tre di questi
eventi, all’anno, mi piacerebbe aderire a molti di più ma come dicevo qualche
riga sopra il tempo è tiranno -sui tempi di lavorazione di un fumetto ci
torneremo su uno dei prossimi articoli di questo blog.
E ora arrivano le noti dolenti. La quarta categoria è quella
“tossica”, perché a prescindere dalla buona fede degli organizzatori risultano
fiere che spesso non servono a nulla, anzi sono perdite di tempo, di energia e
non ultimo di soldi. Una casa editrice, una fumetteria o un privato investe
tutte queste tre cose per poi finire in un girone infernale dove di fumetto c’è
molto poco. Stritolati tra venditori di Swatch, ramen liofilizzato e altre
amenità che non fanno altro che costruire una versione triste della sagra di
paese con l’aggiunta della parola COMICS al titolo.
È una questione che mi sta veramente a cuore perché eventi
simili sono degradanti per il Fumetto, un settore che già deve combattere con i
duraturi pregiudizi di tutti quelli che ci vedono come dei bambinoni (vedasi
alle voce Giletti e come lui molti altri) e non come parte di una delle poche
voci in positivo per le librerie. Per le fumetterie e le edicole la questione è
molto più complicata e complessa. Ma, tornando a bomba, credo che, per
dimostrare il contrario, una delle soluzioni che noi case editrici indipendenti
abbiamo il dovere di attuare sia proprio evitare di partecipare a “cose” simili
perché se per primi non abbiamo il rispetto per noi stessi e il lavoro che
facciamo allora la vedo dura!
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Luca Frigerio è il direttore editoriale della Noise Press. Nel tempo libero si allena per rendersi invisibile durante le convention fumettistiche.
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